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Rivista 121_Bartolomeo Nazari

Bartolomeo Nazari (1693-1758), nato e cresciuto a Clusone, è stato uno dei più importanti ritrattisti attivi a Venezia nel Settecento. Stupisce, pertanto, notare la scarsità di attenzioni critiche a lui attualmente rivolte: a più di quarant’anni dalla monografia di Fernando Noris, a tutt’oggi imprescindibile punto di riferimento per chiunque si accosti al pittore, se escludiamo la voce comparsa sul “Dizionario Biografico degli Italiani” non troviamo altri contributi recenti di una certa sistematicità che lo riguardino direttamente, ma solo note e integrazioni, più o meno significative, al suo catalogo. La lacuna maggiore, tuttavia, si registra sul piano espositivo: ad oggi, a Nazari non è mai stata dedicata alcuna mostra, neppure piccola, di taglio monografico.
L’intento del presente contributo è quello di riaffermare la centralità del pittore nelle trame artistiche della Serenissima, assumendo però un punto di vista originale, quello della sua fortuna nell’ambito delle stampe di traduzione. Nazari ha immortalato sulla tela le fisionomie dell’alta società veneziana (dogi, procuratori di San Marco, patriarchi, pittori, musicisti, cantanti, poeti), e una quantità davvero elevata di quei dipinti (pochi ritrattisti possono vantare un numero così alto di stampe di traduzione!) è stata poi riprodotta in incisioni per scopi editoriali, di propaganda o, semplicemente, per accontentare quanti desideravano avere tra le proprie mura il ritratto di questo o di quel personaggio pubblico. [...]