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Alfonso Modonesi. Lontano e attuale

Le fotografie che Alfonso Modonesi estrae dalle scatole, dove le ha conservate per più di quaranta anni, ci permettono un immediato confronto – di tecnologia e cultura visiva – rispetto a quello che oggi è la prassi abituale nel produrre immagini. Con la diffusione velocissima, nel nuovo secolo, delle riprese digitali, l’atto del fotografare è mutato irreversibilmente. Milioni di telefoni cellulari – o di mini fotocamere – fanno coincidere il momento stesso del vedere con quello del ‘prelevare’ banalmente uno spezzone della realtà che ci sta davanti. La bulimia degli scatti esclude – salvo casi rarissimi – una selezione accurata e personale dell’inquadratura... e pare scomparsa ogni intenzione di testimoniare e conservare, attraverso una visione personale ed autonoma, la nostra esperienza di vita.
Al contrario, Alfonso e tutti gli amici fotografi che a Bergamo hanno operato al suo fianco, interpretano e propongono, fin dagli esordi una linea che è quella più diffusa, in tutto il mondo, nella seconda metà del Novecento. Egli vuole offrirci – assieme ad un gruppo di altri autori tra cui ricordiamo Pepi Merisio, Alessandro Brembilla, Rinaldo Della Vite, Carlo Leidi – una serie di interventi visivi di tipo ‘umanista’. Rispettosi della spontaneità dell’uomo, rispettosi delle dinamiche sociali e dei caratteri personali dei soggetti, queste attenzioni e questi interventi si risolvono poi in immagini stilisticamente riconoscibili...