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Filippo Alcaini. L'antagonista solitario

Scrivo quel che penso del pittore Filippo Alcaini.
Scrivo breve, pesante è la penna, stanca è la mano e ancor più stanca è la carta. Ho ritenuto mio dovere ricordare questo artefice solitario abbandonato nell’ombra delle sue montagne materne.
Scrivo quel che penso sulla colpevolezza della contemporaneità e sulla negligenza della posterità.
Scrivo per soccorrere il mio amico nel suo esilio postumo, un esilio tenace che non vuole lasciarselo sfuggire. A che pro soffermarsi su qualcuno che incontra quelle accoglienze e quel successo immediato che questi tempi grami riservano agli artisti di corto volo? Corto come coloro che determinano le sorti di quel qualcosa che oggi viene detta cultura. Questo qualcosa, aggiogato all’esigenza economica brutalmente intesa, mescolando arte, politica, religione e filosofia professa falsi valori e false verità. Ogni forma di dominio ha una propria estetica, una propria morale; il dominio tecnologico disanimato dagli strumenti dell’incomunicabilità, della disinformazione, dell’annullamento del libero pensiero, propina gusci vuoti di pensiero con i suoi simboli e le sue immagini.
Filippo Alcaini, pittore indipendente, antagonista a qualsiasi tendenza o corrente, venne arbitrariamente collegato dai contemporanei alla corrente Naïf e relegato tra i residui di una pittura priva di interesse, superata. Quell’interesse che la modernità alla moda riserva ai battitori di moneta falsa. Tale moneta ha causato la bancarotta dell’arte con le calamità architettoniche, le in-stalla-zioni, gli interventi fotografici. Le diverse forme d’arte povera e d’arte ricca di “post”, “neo” e “pre”, tutto con la partecipazione della cosiddetta critica che con parole-oggetto batte i suoi tamburi. (...)