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Stupore d'estate. Un "libro oggetto d'arte" di Mino Marra

È per noi ogni anno un rito il racconto della lunga trasferta di Mino nella notte dell’ultimo sabato di giugno verso il sogno dell’estate. “Quei millecento chilometri che separano Bergamo da Gallipoli percorsi in autostrada sino a Bari, poi su una superstrada dai mille trabocchetti”. Non c’è mai nulla di nuovo nel racconto di quella trasferta, ma tutto sembra sempre così nuovo. Noi ogni volta increduli ad ascoltare: il buio della notte, le luci delle macchine, la lingua d’asfalto che non finisce mai, il lento trascorrere dei chilometri, il silenzio. E nel silenzio verso la luce del nuovo giorno, la musica, “gioviale amica che mi accompagna per l’intera nottata.Verso l’alba la stanchezza mi percuote alle spalle”. Con la luce del giorno sembra più facile la guida, ma è presto per esultare, mancano ancora diverse ore di viaggio. “Però sono già nel Salento inondato dall’argento degli ulivi”. Finisce qui il racconto della trasferta, siamo già a Gallipoli con la sua lunga storia, dentro al sogno dell’estate; incomincia il racconto della vita reale della vacanza. Di buon mattino la vita di spiaggia, il giornale, le passeggiate lungo la battigia. Ma soprattutto la libertà dell’Artista che gioca con se stesso.
“Frugavo nell’estensione di sabbia dorata, nei profumi di maestrale, raccoglievo radici, batuffoli di saggina che solo l’onda sa modellare, frammenti di conchiglie e altro ancora”. Era il magro bottino della mattinata dell’Artista che sa scoprire il tesoro nascosto nelle parvenze insolite dei pingui fondigli di mare. (...)